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Studi di settore

1. Che cosa s’intende per “studi di settore”?
Gli studi di settore sono utilizzati per valutare la capacità di produrre ricavi o conseguire compensi dalle singole attività economiche. Sono realizzati tramite la raccolta sistematica di dati sia di carattere fiscale che di tipo “strutturale” caratterizzanti l’attività e il contesto economico in cui questa attività si svolge.
Gli studi consentono, quindi, di determinare i ricavi o i compensi che con massima probabilità possono essere attribuiti al contribuente, individuandone non solo la capacità potenziale di produrre ricavi o conseguire compensi, ma anche i fattori interni ed esterni relativi all’attività che potrebbero determinare una limitazione della capacità stessa (orari di attività, situazioni di mercato, eccetera).

2. Qual è il ruolo dei contribuenti e delle loro organizzazioni di categoria?

I contribuenti, attraverso le proprie organizzazioni professionali di categoria, hanno dato un contributo essenziale alla costruzione degli studi di settore partecipando alla predisposizione di questionari per la raccolta delle informazioni necessarie, all’elaborazione degli studi di settore e alla convalida degli studi elaborati.
Il nuovo strumento di accertamento, pertanto, non è più astratto, lontano dalla realtà aziendale o professionale, ma per la prima volta può vantare questa importante condivisione ed accettazione preventiva da parte delle associazioni di categoria e degli ordini professionali direttamente interessati.

3. Come si costruiscono gli studi di settore?
La prima fase di costruzione degli studi è caratterizzata dalla scelta delle attività economiche e dalla elaborazione dei questionari; quest’ultimi vengono, poi, inviati ai contribuenti che hanno il codice attività oggetto di studio, e, una volta compilati, sono elaborati dai tecnici della SOSE. (Società per gli Studi di Settore) che disegnano dei profili d’impresa a livello macroeconomico. Successivamente, vengono creati cluster o gruppi omogenei d’impresa, per i quali, mediante tecniche matematiche statistiche, è creata una funzione di ricavo, che consentirà di confrontare il ricavo dell’impresa con quello medio delle imprese ad essa similari. Ogni singola fase della costruzione degli studi avviene con la partecipazione delle associazioni di categoria.

4. Che cosa indicano i termini “congruità” e “coerenza” riferiti agli studi di settore?

Inserendo in Gerico (il software applicativo degli studi di settore, disponibile gratuitamente sul sito internet dell’Agenzia delle Entrate) i valori delle variabili contabili ed extra contabili richieste, è possibile verificare la posizione del contribuente in ordine ai ricavi o ai compensi dichiarati e ai principali indicatori economici.
In particolare, i ricavi o i compensi del contribuente sono “congrui” se pari almeno al valore puntuale di riferimento calcolato con il software per lo specifico contribuente. In caso contrario, i contribuenti possono adeguare i propri ricavi o compensi alle risultanze dell’applicazione degli studi di settore in sede di dichiarazione dei redditi.
Per quanto concerne l'aspetto relativo alla coerenza, Gerico è in grado di verificare la regolarità dei principali indicatori economici caratterizzanti l’attività svolta dal contribuente (tali indicatori sono predeterminati, per ciascuna attività, dallo studio di settore approvato). Le anomalie riscontrate negli indici di coerenza potranno essere utilizzate per la selezione delle posizioni da sottoporre a controllo, pur in presenza di ricavi o compensi congrui.

5. Che cos’è la Commissione degli esperti?

La Commissione degli esperti è stata istituita con decreto ministeriale 10 novembre 1998, con il compito di esprimere un parere preventivo (prima dell’approvazione e della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale degli studi stessi) in merito alla idoneità dei singoli studi di settore a rappresentare la realtà economica cui essi si riferiscono.
Nel corso dei primi anni di avvio la Commissione ha sottoposto a valutazione oltre 150mila esempi di attività imprenditoriali e professionali, forniti dalle associazioni in forma anonima. Sulla base delle osservazioni degli esperti sono state apportate delle modifiche anche significative agli studi predisposti, migliorando l’identificazione dei modelli organizzativi del settore e proponendo dei correttivi di carattere contabile per rendere lo studio maggiormente aderente alla realtà economica.
Altro compito della Commissione è quello di raccogliere ed esaminare le osservazioni fornite dagli Osservatori provinciali.

6. Che cosa sono gli Osservatori provinciali?
La collaborazione tra organizzazioni di categoria e amministrazione finanziaria prosegue nel tempo proprio mediante gli Osservatori che sono stati costituiti per ciascuna Provincia, con provvedimento del Direttore Regionale delle Entrate. Fanno parte degli Osservatori provinciali:
• un dirigente della Direzione Regionale delle Entrate con funzioni di presidente;
• due funzionari degli uffici dell’Agenzia delle Entrate presenti sul territorio
provinciale;
• due rappresentanti delle associazioni di categoria più rappresentative in sede
provinciale in ciascuno dei settori produttivi dell’industria, del commercio e dell’artigianato;
• un rappresentante degli ordini professionali degli esercenti arti e professioni in
ciascuno dei seguenti quattro settori: economico, giuridico, tecnico e sanitario.

7. Qual è la funzione degli Osservatori?
Gli Osservatori hanno la funzione di:
• individuare le situazioni in cui lo studio non risulta idoneo a rappresentare la
realtà economica di determinate attività, anche con riferimento a specifiche aree geografiche o economiche;
• rilevare informazioni utili a migliorare la capacità degli studi di rappresentare la
realtà cui si riferiscono;
• provvedere, per il tramite della Direzione Regionale delle Entrate, a
trasmettere le informazioni assunte all’attenzione della Commissione di esperti che formulerà le proprie osservazioni all’Agenzia delle Entrate.

8. A che tipo di accertamento è assoggettato il contribuente che utilizza gli studi di settore?
In base alle risultanze degli studi di settore è possibile operare un accertamento di tipo analitico presuntivo ai sensi dell’articolo 39, comma 1, lettera d), del DPR 600/1973 e art. 54 del DPR 633/1972. Si tratta di valutazioni presuntive in ordine alle quali è previsto un confronto con il contribuente attraverso l’istituto dell’accertamento con adesione.
L’accertamento sulla base degli studi di settore assume connotazioni e utilizzi differenti in relazione al regime di contabilità adottato dal contribuente. In particolare:
1. Per i soggetti in contabilità semplificata, gli studi di settore costituiscono
una procedura di accertamento, in quanto la legge consente di determinare i maggiori ricavi o compensi, anche senza una verifica sul posto. Si realizza cioè l’inversione dell’onere della prova, nel senso che l’Amministrazione finanziaria può limitarsi a chiedere al contribuente di dimostrare come mai i suoi ricavi o compensi siano al di sotto del valore derivante dall’applicazione dello studio di settore approvato;
2. Per i soggetti in contabilità ordinaria, anche per opzione, ed esercenti arti e professioni, si prevede l’applicazione dell’accertamento in base agli
studi di settore quando in almeno due periodi d’imposta su tre consecutivamente considerati, compreso quello da accertare, l’ammontare dei compensi e dei ricavi determinabile sulla base degli studi di settore risulta superiore all’ammontare dei compensi o ricavi dichiarati con riferimento agli stessi periodi d’imposta. Inoltre per le imprese in contabilità ordinaria anche per opzione l’accertamento in base agli studi di settore si renderà operativo in caso di significative situazioni di incoerenza rispetto ad indici di natura economica, finanziaria o patrimoniale che dovranno essere individuati con un apposito provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, sentito il parere della Commissione degli esperti. A tutela dei contribuenti in contabilità ordinaria anche per opzione si prevede che prima della notifica dell’avviso di accertamento, questi vengano invitati a comparire davanti all’ufficio competente.

9. In che cosa consiste la revisione degli studi di settore?

In seguito all’entrata in vigore della Finanziaria 2005, gli studi di settore sono obbligatoriamente soggetti a revisione entro il quarto anno dall'entrata in vigore o dall'ultima revisione, allo scopo di tener conto delle variazioni di prodotto, di processo, di mercato nonché del variare delle realtà professionali. La revisione, se pur prevista normativamente solo con la Finanziaria 2005, costituisce un fatto ordinario degli studi, già compiuta per un gran numero di contribuenti: la fase di evoluzione è iniziata nel 2001 con l’aggiornamento dello studio degli autotrasportatori, seguito nel 2002 dall’aggiornamento degli studi del comparto delle costruzioni e del finissaggio dei tessili; nel 2003 è stata effettuata l’evoluzione di 16 studi di settore, mentre nel 2004, l’attività di evoluzione ha coinvolto 83 studi di settore. Pertanto, dal periodo d’imposta 2004 sono in vigore 206 studi di settore che hanno determinato la classificazione di circa 2mila e 300 modelli organizzativi d’impresa.